Infezioni Nosocomiali


Sportello Nazionale Malasanità assiste i danneggiati da infezioni ospedaliere e i parenti di coloro che ne siano rimasti vittime.

Ogni anno nell’Unione Europea circa 4,1 milioni di persone contraggono un’iniezione ospedaliera e almeno 37.000 di loro muoiono per le conseguenze.

Varie sono le infezioni correlate all’assistenza sanitaria in ospedale; tra le più diffuse vi sono:

- le infezioni dei cateteri vascolari centrali

- la polmonite associata alla ventilazione

- le infezioni del sito chirurgico

- le infezioni da Clostridium difficile, da Staphylococcus aureus meticillino-resistente

- le infezioni da catetere urinario.

Per definizione, le infezioni ospedaliere sono le infezioni sorte durante il ricovero in ospedale o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione.

Secondo i C.D.C. di Atlanta (Centers for Disease Control and Prevention), sono da considerare infezioni correlate all’assistenza quelle i cui sintomi e segni sono insorti a partire dal terzo giorno di ricovero in poi (dovendosi reputare “esterne” quelle presenti fin dall’ingresso in ospedale, cioè a dire insorte da due giorni prima del ricovero e fino ai primi due giorni di ricovero).

Esse sono l’effetto della progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, che se da una parte garantiscono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio di infezioni, dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi corporee normalmente sterili.

La flora microbica che caratterizza l’ambiente ospedaliero risente, peraltro, della pressione delle terapie antibiotiche frequenti e purtroppo spesso inappropriate, che si traduce nella selezione di germi resistenti agli antibiotici di uso comune.

Questa caratteristica aggrava l’evento avverso infettivo perché ne condiziona l’eziologia.

Le infezioni correlate all’assistenza sono tutte potenzialmente prevedibili attraverso comportamenti assistenziali, metodologie di diagnosi e cura correlati. Anche un corretto uso della terapia antibiotica può nel tempo ridurre i rischi di antibiotico resistenza dei germi che circolano nelle strutture assistenziali.

Pertanto, a fronte della emanazione di linee di guida interne, di programmi educazionali, di procedure operative, di sistemi di sorveglianza, di applicazione delle misure di prevenzione specifiche, di audit, e programmi di controllo, il verificarsi dell’evento infettivo si pone come prova di una inadempiente o errata procedura delle misure di prevenzione e si presta a sollevare un contenzioso legale in termini di responsabilità.

Sotto questo profilo, va rilevato che il danno subito a causa di una infezione nosocomiale è danno ingiusto e comporta a carico del responsabile l’obbligo di risarcire il danno.

La giurisprudenza della Corte di Cassazione è orientata pacificamente nel senso di richiedere al paziente la sola dimostrazione di avere avuto un contatto con una determinata struttura sanitaria per un trattamento astrattamente idoneo a determinare un’iniezione nosocomiale e la prova del danno (in questo caso da infezione-aggravamento delle condizioni cliniche) in seguito alla permanenza in quella determinata struttura.

Spetta, invece, alla struttura dimostrare che la diligenza nel suo operato e nei propri operatori, la speciale difficoltà dell’intervento, l’imprevedibilità di un determinato evento e che questo si è verificato per cause di forza maggiore, indipendenti dal suo comportamento.

Con riferimento al nesso di causa tra comportamento erroneo e insorgenza di infezioni nosocomiali, la tendenza attuale della giurisprudenza di cassazione non è quella di individuare la causa precisa e/o la modalità specifica di insorgenza dell’infezione con criteri di certezza, ma quella di ricorrere alla prova presuntiva e al criterio della probabilità logica o razionale, fino al considerare l’aumento di rischio.

Fondamentale è quanto affermato dalle Sezioni Unite della Cassazione n. 576/2008 e ribadito anche in seguito, è cioè che in caso di condotta omissiva (come è in genere nelle infezioni nosocomiali per inottemperanza alle procedure di prevenzione) vige il principio del più probabile che non: per il riconoscimento del nesso causale è sufficiente che sia individuata l’estratta compatibilità tra l’infezione e il trattamento sanitario ricevuto, in assenza di certezza in ordine ad altre cause alternative di spiegazione dell’origine dell’infezione o la corrispondenza, sotto il profilo cronologico, tra il momento di manifestazione dell’infezione e il periodo del ricovero.

Si tratta di una tendenza che ha molteplici giustificazioni: 

- l’evidente difficoltà della ricostruzione precisa dell’eziologia dell’infezione generata molto spesso da microrganismi diffusi nell’ambiente e di origine certa;

 - l’anonimato di molte delle prestazioni sanitarie implicate nel processo di prevenzione delle infezioni non permette l’individuazione della specifica condotta omissiva o positiva dei vari operatori, all’origine dell’insorgenza della patologia;

 - la non sempre completa distinzione tra infezioni esogene (provocate da microrganismi provenienti dall’ambiente esterno) ed endogene (microrganismi che si virulentano nel paziente defecato);

 - problematiche nella cronologia delle infezioni ospedaliere che si possono manifestare durante il ricovero o dopo la dimissione.

Tali criteri probabilistici determinano un vantaggio a favore del paziente consistente nell’inversione dell’opera della prova a carico della struttura che dovrà fornire la prova che l’inadempimento è stato determinato da cause a lei non imputabili.

Dall’analisi della giurisprudenza emerge che, una volta accertata la natura nosocomiale dell’infezione (in genere è sufficiente l’isolamento del germe responsabile, che rientri tra quelli ospedalieri) ne consegue quasi automaticamente anche il giudizio sulla negligenza degli operatori sanitari e della struttura, i cui doveri ed onere sono scaturiti da linee guida e protocolli che dovrebbero standardizzare il comportamento assistenziale secondo la migliore evidenza scientifica del momento.

In sostanza quindi vi è una estrema difficoltà per la struttura di dimostrare di avere messo in atto tutte le procedure di asepsi volte ad eliminare il rischio di contagio.

Lo SPORTELLO si occupa da tanti anni di risarcimento danni da infezioni ospedaliere e ha trattato con successo numerosi casi di infezioni con esito mortale o altamente invalidante.

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